Buoni pasto obbligatori e mensa aziendale obbligatoria: cosa dice la normativa in merito

Buoni pasto obbligatori e mensa aziendale obbligatoria: cosa dice la normativa in merito

Mensa aziendale, buoni pasto obbligatori e indennità sostitutiva di mensa: tutta la normativa

La mensa aziendale o soluzioni come i buoni pasto e l’indennità sostitutiva di mensa sono dei servizi che le aziende mettono a disposizione dei propri dipendenti. Ciò per riequilibrare il loro work-life balance, fidelizzarli e migliorare la propria immagine aziendale. Secondo la legge la sono la mensa aziendale o i buoni pasto obbligatori? In breve la risposta è no, ma ci sono delle eccezioni.

Continua a leggere per scoprire tutta la normativa sui buoni pasto obbligatori per legge, della mensa aziendale e dell’indennità sostitutiva di mensa.

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Mensa aziendale obbligatoria o indennità sostitutiva di mensa?

La mensa in azienda è un servizio estremamente apprezzato dai dipendenti perché permette di consumare pasti caldi direttamente nella loro sede. La mensa aziendale però non è un servizio obbligatorio. I datori di lavoro non sono vincolati ad erogare soluzioni appositamente pensate per il consumo di cibo in azienda.

Stando alle leggi attualmente in vigore, la mensa aziendale non va garantita obbligatoriamente in nessun tipo di azienda. Il servizio è erogato solamente su base volontaria. Ciò che però è obbligatorio per i datori di lavoro sono:

  • Una pausa pranzo, la cui durata è stabilita all’interno dei CCNL 2022 di riferimento, in cui i dipendenti possono consumare dei pasti staccando dall’attività lavorativa.
  • Per le aziende con più di 30 dipendenti, un’area break ben illuminata, areata e riscaldata dove siano presenti sedie e tavoli. L’area deve essere a beneficio di tutti i lavoratori e attrezzata adeguatamente per permettere di consumare un pasto in comodità.
Anche per l’indennità sostitutiva di mensa, cioè un indennizzo inserito nelle buste paghe dei lavoratori, non vige nessun obbligo di erogazione. Ma come funziona per i ticket restaurant? I buoni pasto sono obbligatori? quando spettano i buoni pasto?
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Quando sono obbligatori i buoni pasto?

Come per l’indennità sostitutiva di mensa, anche per i buoni pasto non esiste nessuna legge che obbliga i datori di lavoro ad erogarli ai propri dipendenti. Solo se questi vengono previsti dai CCNL di riferimento o da accordi individuali allora possiamo parlare di obbligo.

Nel caso in cui la distribuzione dei buoni pasto sia prescritta dai contratti collettivi o individuali, ogni azienda e dipendente potrà trovare al loro interno tutte le specifiche. Si potranno trovare tutte le informazioni riguardanti a chi spetta il buono pasto, l’orario minimo per poterli ricevere, il valore del buono da corrispondere ecc.

A chi spettano i buoni pasto?

Sia nel caso che i buoni pasti siano obbligatori sia che vengano erogati su base volontaria, questi ticket pranzo vanno erogati a tutti o almeno a categorie omogenee di lavoratori. Inoltre, la normativa buoni pasto, cioè il Decreto 122 del 2017, stabilisce che i ticket restaurant possono essere erogati a tutti coloro che lavorano in modo subordinato, come i dipendenti, o che intrattengono con l’azienda un rapporto di collaborazione non subordinata, come collaboratori esterni, amministratori o soci.

Ciò significa che l’erogazione buoni pasto spetta a prescindere dalla tipologia di contratto, anche i dipendenti part time, tempo determinato, tempo indeterminato, turnisti, apprendisti e stagisti. A tutte queste figure spetta un buono pasto per ogni giornata effettivamente lavorata. Sono escluse dal conteggio buoni pasto mensile tutti i giorni festivi, in malattia, in permesso tutta la giornata (anche nel caso in cui un dipendente che usufruisce della legge 104), in ferie, in congedo, in sciopero, in cassa integrazione ecc. Per saperne di più clicca qui.
Nel caso in cui l’azienda decida comunque di:

  • Corrisponderli ai lavoratori anche nelle giornate in cui non gli spettano;
  • Corrispondere più di un buono al giorno;
  • Corrispondere un buono pasto di un valore facciale maggiore dei limiti di esenzione consentiti

allora l’eccedenza o l’importo concorreranno alla formazione di reddito da lavoro dipendente.

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Buoni pasto obbligatori e smartworking

Come per i colleghi che lavorano in presenza, le persone in smart working hanno lo stesso diritto a ricevere i buoni pasto. Ciò è stato stabilito nell’art. 20 della legge n.81 del 22 maggio 2017 e ribadito anche con l’avvento della pandemia nel 2020 che ha costretto molte persone a lavorare da casa.

Obbligo buoni pasto e smart working: non esiste alcun vincolo che obblighi i datori di lavoro ad erogarli lo stesso. Un’azienda potrebbe decidere di erogarli sono nelle giornate effettivamente svolte in ufficio e ciò non risulterebbe essere contro la legge. In ogni caso è sempre bene controllare il proprio CCNL di riferimento o il proprio contratto individuale; in ultima analisi sono questi documenti che legiferano sull’erogazione dei buoni pasto.

Tutto quello che le imprese devono sapere sui buoni pasto

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Come scegliere il migliore fornitore di buoni pasto e risparmiare

I buoni pasto sono una delle soluzioni più scelte dalle aziende per sopperire alla mancanza di una mensa aziendale interna. La tassazione agevolata, la loro convenienza e semplicità di erogazione e utilizzo, li rendono uno strumento a sostegno dei team HR e delle aziende.

In questo articolo parleremo di tutto ciò che le imprese devono sapere se erogano o se vogliono erogare i ticket pasto ai propri dipendenti o collaboratori. In particolare come scegliere il migliore fornitore di buoni pasto.

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Cosa sono i buoni pasto

Il buono pasto è un titolo di pagamento fornito dai datori di lavoro ai propri dipendenti, collaboratori, amministratori e soci per fruire di servizi sostitutivi di mensa. Con un buono pasto è infatti possibile acquistare pasti pronti e generi alimentari.

Attualmente esistono tre versioni di buoni pasto: cartacea (carnet di ticket fisici); elettronica (tessera elettronica con microchip) e digitale (tessera virtuale su app).

L’erogazione di ticket per la pausa pranzo contribuisce alla creazione di un clima aziendale migliore, alla diffusione di benessere e all’incremento di produttività dei team. Per questo motivo, nonostante non siano prettamente considerabili welfare aziendale dal punto di vista fiscale, rientrano nei piani di incentivazione dei dipendenti.
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Buoni pasti vs indennità sostitutiva di mensa

Quando la mensa aziendale è un benefit obbligatorio previsto dai CCNL o da contrattazioni individuali come può fare un datore di lavoro? Si potrebbe pensare di appaltare a terzi il servizio di mensa, in questo caso però bisogna che l’azienda abbia gli spazi e le risorse adeguate. Alternativamente ci sono due soluzioni: erogare un indennità sostitutiva di mensa oppure i buoni pasto. Vediamole nel dettaglio:

  • Indennità sostitutiva di mensa: si tratta di una voce in busta paga, di un indennizzo corrisposto su base giornaliera o mensile che copre al dipendente la mancanza di una mensa interna. Tale importo è totalmente tassato perché assimilabile a reddito da lavoro dipendente.
  • Buoni pasto: si tratta di ticket cartacei, elettronici o digitali erogati ai dipendenti, i quali possono utilizzarli per acquistare pasti pronti, generi alimentari e bevande nei locali convenzionati. Entro delle soglie massime stabilite i ticket pranzo sono totalmente esentasse e deducibili.
Erogare buoni pasti è dunque una soluzione più conveniente sia per le aziende che per i dipendenti. Ecco la normativa fiscale dei buoni pasto e i massimali di esenzione.

Normativa buoni pasto

Come dicevamo, i buoni pasto rappresentano una buona soluzione per erogare un servizio sostitutivo di mensa beneficiando di grandi vantaggi fiscali. L’importo erogato di tali ticket infatti non è considerato reddito da lavoro dipendente.

I buoni pasti sono per le aziende e dipendenti:

  • 100% deducibili;
  • Esenti da tasse IRES, IRAP e IRPEF.

Questo a patto che vengano rispettate le soglie di esenzione decise nella Legge di Bilancio 2020:

  • Buoni cartacei: 4 euro al giorno per dipendente;
  • Buoni elettronici: 8 euro al giorno per dipendente.

A chi spettano i ticket restaurant?

I buoni pasto non sono obbligatori, a meno che non venga specificato da CCNL o contratti individuali. Per cui, il datore di lavoro li eroga su base volontaria e spettano a tutti coloro che hanno un contratto di lavoro subordinato (come dipendenti full time, part time, turnisti, apprendisti ed anche stagisti) o non subordinato (come collaboratori esterni, amministratori o soci).

Ricordiamo che ai dipendenti spetta un buono per ogni giornata lavorativa realmente svolta. Nel calcolo del numero di buoni da erogare non devono essere presi in considerazioni giorni feriali, di ferie, in sciopero, in permesso, in malattia o in cassa integrazione.

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Circuito dei ticket pasto: come funziona

Conoscere il funzionamento e i processi che stanno dietro l’erogazione dei buoni è un requisito fondamentale per tutti coloro che si occupano della gestione del personale in una azienda.

Dal punto di vista pratico, il circuito dei buoni pasto è questo: le aziende o gli enti pubblici decidono di erogare i ticket restaurant per cui scelgono una delle società emettitrici e li ordinano. Una volta processato l’ordine la società emettitrice provvederà a spedire i buoni o la tessera, nel caso della versione cartacea o elettronica, o caricare l’importo nel carnet virtuale, nel caso della versione digitale. A questo punto i buoni arrivano ai dipendenti, soci o amministratori che possono utilizzarli in tutti gli esercenti convenzionati.

Scegliere il migliore fornitore di buoni pasto

Quando un’azienda decide di erogare i buoni pasto, o un professionista decide di acquistarli per il proprio business, la prima scelta da fare è quella del fornitore. Ma su cosa basarsi per scegliere il servizio migliore? Ecco alcuni elementi da tenere in considerazione quando un’azienda deve decidere quale fornitore di buoni pasto scegliere:

  • Spendibilità dei buoni pasto: nonostante non sia di diretto interesse dell’azienda, erogare un servizio funzionale deve comunque rientrare nelle priorità.
  • Facilità di reperimento informazioni: quanto sono affidabili e chiari i canali di comunicazione del fornitore? E possibile trovare informazioni recenti, ad esempio, sui locali convenzionati?
  • Disponibilità per diversi formati: in un primo momento un’azienda potrebbe decidere di erogare ticket cartacei, ma successivamente optare per quelli totalmente digitali. Per questo motivo è importante scegliere un fornitore che eroghi ticket in ogni formato.
  • Buona assistenza clienti: i fornitori migliori sono quelli che hanno una buona assistenza clienti. Quando sorge un problema, il team aziendale deve poter fare riferimento a personale competente.
  • Velocità nelle pratiche gestionali: operazioni come l’inserimento ordini, il tracking delle spedizioni, le procedure di pagamento fatture e le verifiche contabili sono tutti elementi che costano tempo e denaro all’azienda. Scegliere un fornitore che sia preciso e veloce in queste pratiche è fondamentale.
  • Fornitore multi servizio: molto spesso le società che erogano buoni pasto forniscono anche soluzioni per il welfare aziendale come buoni acquisto o buoni benzina. Informarsi sui servizi e prodotti che un fornitore propone oltre ai buoni pasti può risultare utile per l’azienda.

Calcolo buoni pasto e rilevazione presenze: come gestire i dipendenti

Calcolo buoni pasto e rilevazione presenze: come gestire i dipendenti

Quanti buoni pasto spettano ai tuoi dipendenti ogni mese? Ecco come calcolarlo

I buoni pasto sono dei titoli di pagamento, cartacei, elettronici e digitali, riconosciuti da enti convenzionati ed erogati dalle aziende ai propri lavoratori come servizio sostitutivo di mensa. Ma il calcolo buoni pasto mensile come si fa? Quanti buoni pasto spettano al mese per ogni dipendente?

In questo articolo risponderemo a queste domande e vedremo come gestire la rilevazione presenze dei dipendenti necessaria per il calcolo buoni pasto.

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Chi ha diritto ai buoni pasto

Il buono pasto è un servizio sostitutivo di mensa, alternativo all’indennità sostitutiva di mensa, che viene erogato dalle aziende ai propri dipendenti, collaboratori, soci e amministratori; oppure acquistato per il proprio business da ditte individuali e P.IVA. A meno che i CCNL o i contratti individuali non dicano altrimenti, l’erogazione dei buoni pasto è su base volontaria.
I datori di lavoro non sono tenuti a distribuire i ticket restaurant ma, se lo fanno, possono erogarli a tutti coloro che intrattengono un rapporto di lavoro o collaborazione. Tutti i lavoratori subordinati (dipendenti part time, full time, turnisti, stagisti, apprendisti ecc) e non subordinati (collaboratori, soci, amministratori ecc) possono riceverli.
Per riceverli però, un lavoratore, deve avere una giornata minima di 6 ore e deve fruire di una pausa per la consumazione di uno dei pasti principali. Anche le persone in smart working possono riceverli, ma l’azienda può arbitrariamente decidere di non erogarli per i giorni non in presenza.
Le lavoratrici in maternità obbligatoria o anticipata hanno diritto al buono pasto. Per coloro in congedo parentale facoltativo invece l’obbligo dell’erogazione decade. Infine, riguardo a coloro che fruiscono dei permessi di allattamento, i buoni pasto possono essere corrisposti solo se permane l’orario lavorativo di 6 ore al giorno escluse le ore di permesso.

I ticket pasto non possono essere erogati, per quel giorno o periodo, a coloro in ferie, in cassa integrazione o in permesso (anche se con la 104).

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Calcolo buoni pasto: quanti ticket spettano al mese per dipendente

Ogni lavoratore ha diritto ad un buono pasto per ogni giornata lavorativa di più di 6 ore. Dunque, il numero di buoni pasto che spettano ad un lavoratore ogni mese cambia a seconda dei giorni effettivamente svolti.

Calcolo buoni pasto spettanti ai lavoratori: il reparto hr deve contare il numero di giornate svolte ed erogare il numero corrispondente in buoni pasto. In questo modo, entro le soglie di esenzione previste, la cifra erogata è totalmente deducibile ed esente da tassazione perché, quell’importo, non è considerabile reddito da lavoro dipendente.

Buoni pasto tassazione: le soglie di esenzione per i ticket pranzo sono:

  • 8€ per un buono elettronico o digitale;
  • 4€ per un buono cartaceo.

Nel caso si superino queste cifre o si eroghino buoni pasto anche per giorni non lavorati, allora essi saranno totalmente soggetti a tassazione.

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Buoni pasto cumulabilità e utilizzo

Non ci sono limiti al numero di buoni pasto che si possono accumulare. Ogni dipendente può accumulare quanti ticket vuole, basta che vengano utilizzati entro la loro data di scadenza. Ma accumulare e cumulare non sono la stessa cosa. La cumulazione per transazione è infatti permessa solo fino ad un massimo di 8 ticket, ciò significa che si possono spendere contemporaneamente solo otto buoni per ogni acquisto.

Conteggio buoni pasto dipendenti e gestione presenze in azienda

L’erogazione di buoni pasto in busta paga è strettamente collegata alle presenze in azienda per cui sarebbe consigliabile una gestione integrata tra la rendicontazione dei buoni pasto e la rilevazione delle presenze. Soprattutto per le PMI, questa soluzione potrebbe ridurre i costi di gestione e ottimizzare le attività, oltre che prevenire errori nel calcolo buoni pasto.

Attualmente esistono diversi software che permettono il calcolo dei buoni pasto mensili spettanti ad un dipendente tramite l’integrazione con sistemi di gestione e rilevazione delle presenze. Questa gestione ottimizzata ha vari vantaggi:

  • Garanzia di erogare il numero corretto di buoni;
  • Riduzione dei tempi e dei costi di gestione del personale;
  • Informatizzazione dei processi amministrativi;
  • Semplificazione delle procedure;
  • Maggiore sicurezza per l’azienda;
  • Ottimizzazione dei costi.

Cosa fare in caso di ticket restaurant rubati, smarriti, scaduti o deteriorati

Cosa fare in caso di ticket restaurant rubati, smarriti, scaduti o deteriorati

Come chiedere il rimborso per i buoni pasto rubati e come funziona la procedura per i buoni pasto scaduti?

I buoni pasto rientrano nella categoria dei benefit aziendali e sono tra i più apprezzati da dipendenti, titolari di P.IVA ed anche amministratori e soci. Ma cosa fare in caso di ticket restaurant rubati, smarriti, scaduti o anche deteriorati? Questi sono solo alcuni dei dubbi che gli utilizzatori dei buoni pasto e le figure incaricate della gestione del personale hanno.

In questo articolo vedremo se è possibile ricevere il rimborso in caso si ticket restaurant rubati o nell’eventualità che siano deteriorati, smarriti o anche scaduti.

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Ticket restaurant rubati: cosa fare per chiedere il rimborso

È possibile che, a fronte di un furto, si venga derubati anche dei propri buoni pasto. Cosa fare in caso di ticket restaurant rubati? Per capire se sarà possibile ottenere l’erogazione di nuovi buoni e dunque ricevere un rimborso è necessario distinguere tra buoni pasto cartacei e buoni pasto elettronici.

Buoni pasto rubati cartacei

In caso di furto di ticket restaurant cartacei, quindi il carnet contenente i vari buoni, è molto improbabile ricevere un rimborso nonostante i buoni siano identificabili con un numero progressivo.

La maggior parte delle società emettitrici di buoni pasto escludono a prescindere nei contratti la possibilità di rimborso in caso di ticket restaurant rubati in formato cartaceo. Altre lo permettono ma solo previa denuncia ai Carabinieri che indichi il numero di serie, il mese e tutte le informazioni necessarie per l’identificazione dei ticket.

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Buoni pasto rubati tessera elettronica

Se invece il furto è riguarda la tessera elettronica che contiene i buoni o il telefono dove è presente l’applicazione dei buoni pasto digitali la questione è diversa. Prima di tutto il lavoratore deve procedere al blocco della carta o dell’account, in modo che non sussistano illeciti e che nessun altro possa acquistare generi alimentari con i buoni pasto rubati.

Successivamente bisogna richiedere il rilascio di una tessera nuova per permettere il caricamento dei successivi buoni pasto erogabili. Questa operazione, a seconda dell’ente che li eroga, è possibile farla autonomamente sull’area personale online oppure è necessario farne richiesta alla propria azienda.

Se poi le condizioni contrattuali lo prevedono, il lavoratore potrà anche richiedere il rimborso dei ticket perduti e il caricamento di quell’importo sulla nuova tessera o account.

Smarrimento buoni pasto

In caso di buoni pasto smarriti, la procedura è la medesima che per i ticket restaurant rubati. Per tutti i ticket cartacei sarà molto difficile ottenere il rimborso e l’erogazione di un nuovo carnet. Nella maggior parte dei casi il valore perduto non potrà essere recuperato. Mentre, per quanto riguarda lo smarrimento dei una tessera buoni pasto elettronica, bisognerà che il lavoratore si attivi per bloccare la tessera, richiederne una nuova e, se abilitati, anche il rimborso dei ticket perduti.

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Rimborso buoni pasto scaduti: quando è possibile?

Anche se non molti lavoratori lo sanno, i buoni pasto hanno una data di scadenza e sono utilizzabili solamente entro quella data. Solitamente, la data di scadenza in formato mese/anno si trova in alto a sinistra nei buoni cartacei; mentre per i buoni elettronici è necessario che il lavoratori controlli sull’applicazione o contatti direttamente il fornitore.

Rimborso buoni pasto scaduti: una domanda molto comune è se, per i buoni pasto scaduti si può richiedere il rimborso e a chi va fatta la domanda.

Non è detto che il lavoratore ottenga sempre il rimborso o la sostituzione del buono pasto. Infatti, non tutte le società emettitrici prevedono un reso e un rimborso dei ticket restaurant scaduti. Ciò varia a seconda dei contratti stipulati tra società e azienda.

I lavoratori che possiedono dei buoni pasto scaduti devono rivolgersi all’ufficio del personale dell’azienda che provvederà all’invio della richiesta di rimborso. L’importante è essere tempestivi: prima si presenta la domanda più possibilità ci sono di ricevere il reso. Tendenzialmente si ha una finestra temporale di 1/3 mesi dalla data di scadenza del buono.

Inoltre, per ottenere il rimborso, è fondamentale che i buoni pasto cartacei non siamo danneggiati, deteriorati, strappati o scarabocchiati. Ciò perché, per evitare falsificazioni, ogni buono deve essere leggibile. Per i buoni pasto elettronici basta che essi siano tracciabili tramite l’app.

Buoni pasto deteriorati: a chi rivolgersi?

Dei buoni pasto cartacei deteriorati e di cui non si può più procedere alla lettura ottica sono inutilizzabili. Non solo non sarà possibile utilizzarli nei negozi convenzionati ma non verranno neanche accettati per un reso dalla società emettitrice per evitare eventuali falsificazioni.

Buoni pasto agli amministratori e ai soci di un’azienda: vantaggi e deducibilità

Buoni pasto agli amministratori e ai soci di un’azienda: vantaggi e deducibilità

Come ridurre i costi aziendali con i buoni pasto concessi agli amministratori, ai soci e ai collaboratori

I buoni pasto sono una prestazione sostitutiva di mensa, vengono dunque erogati da un’azienda o acquistati da un titolare di P.IVA per l’acquisto di generi alimentari e pasti pronti. La soluzione dei ticket restaurant è fiscalmente vantaggiosa perché i costi sostenuti per il loro acquisto sono deducibili ai fine delle imposte dirette e l’IVA è totalmente detraibile.

Ma chi spettano i buoni pasto? Dipendenti, collaboratori, titolari di P.IVA ed anche amministratori e soci. Continua a leggere per conoscere tutta la normativa fiscale, le deducibilità e le detrazioni per ogni categoria di possibili percipienti.

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A chi spettano i buoni pasto: amministratori, dipendenti, soci e lavoratori autonomi?

I buoni pasto possono essere acquistati per il proprio business dai liberi professionisti oppure essere erogati dalle aziende ai propri dipendenti. Ma non solo, possono anche essere erogati i buoni pasto agli amministratori e ai soci, cioè a soggetti non titolari di un lavoro subordinato.

La legge infatti stabilisce che anche nel caso di rapporti di collaborazione non necessariamente subordinati sia possibile corrispondere i ticket pasto.

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Buoni pasto agli amministratori

Il buono pasto, benefit aziendale tra i più richiesti, può essere erogato anche agli amministratori di una società. Un amministratore è colui che dirige e organizza tutte le attività dell’ente che gestire e per il lavoro che svolge ha diritto al compenso dell’amministratore ed ad un contratto. A seconda del tipo di contratto, collaborazione tipica o collaborazione professionale, si può stabilire la deducibilità dei buoni pasto agli amministratori.

Buoni pasto agli amministratori: collaborazione tipica

L’inquadramento di un amministratore come collaborazione tipica è assimilabile all’inquadramento da lavoro dipendente, come afferma l’art. 50, comma 1, lett. c-bis del TUIR. Nonostante non sussista un rapporto di lavoro subordinato, siamo in presenza di un rapporto di collaborazione continuativa e dunque, sotto il profilo fiscale, il reddito percepito è paragonabile a quello percepito da un lavoratore dipendente.

La tassazione dei buoni pasto erogati agli amministratori è dunque la medesima che per i lavoratori dipendenti: esenzione fino 4 euro giornalieri per i buoni pasto cartacei e 8 euro per i buoni pasto elettronici o digitali.

Buoni pasto ad amministratori: collaborazione professionale

Nel caso in cui un amministratore sia inquadrato con collaborazione professionale e dunque esso sia in possesso di una Partita IVA, il compenso per l’attività che svolge viene corrisposto tramite fattura. Il suo reddito ricade nella categoria dei redditi di lavoro autonomo.

Pertanto, l’erogazione di buoni pasto agli amministratori con collaborazione professionale seguono le regole previste per i titolari di P.IVA. In questo caso, come per le ditte individuali, i costi possono essere dedotti ai fini delle imposte dirette fino al 75% nel limite del 2% del fatturato. L’IVA del 10% è interamente detraibile.

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Buoni pasto corrisposto ad un socio

I soci di una società sono delle persone che, tramite un negozio giuridico, costruiscono una società di cui detengono il capitale sociale. Per questo motivo i soci hanno diritto alla partecipazione degli utili di una società.

Il regime fiscale applicato al reddito che un socio percepisce è diverso a seconda della natura della società stessa. Per le società di persone si applica il regime della trasparenza fiscale per cui i redditi sono imputati a ciascun socio proporzionalmente alla quota di partecipazione agli utili e si identificano come reddito d’impresa o come altre categorie reddituali. Per le società di capitali i dividenti sono distribuiti ai soci tassati come redditi di capitali; ciò se non si parla di soci fondatori. Per i soci fondatori si parla di reddito da lavoro autonomo.

Per i soci fondatori di una società, il cui reddito è equiparabile a reddito da lavoratore autonomo, vige la stessa disciplina fiscale per i buoni pasto che si applica ai titolari di P.IVA e agli amministratori con contratto di collaborazione professionale di cui sopra.