I buoni pasto possono essere corrisposti quando il dipendente usufruisce dei permessi retribuiti?

I buoni pasto possono essere corrisposti quando il dipendente usufruisce dei permessi retribuiti?

Ferie, permessi retribuiti giornalieri e orari: come funziona per l’erogazione del buono pasto?

I buoni pasto sono dei ticket defiscalizzati per la pausa pranzo che le aziende erogano ai propri dipendenti come servizio sostitutivo di mensa aziendale. Data la loro natura di benefit e servizio accessorio, i lavoratori ne possono ricevere uno solo per ogni giornata lavorativa effettuata e ci sono limitazioni in caso di permessi retribuiti e non.

Continua a leggere per sapere a chi spettano i ticket restaurant e se un dipendente ne ha diritto in ferie o quando prende un permesso retribuito per studio, per allattamento o altre tipologie di assenze.

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Buoni pasto: cosa sono

Il buono pasto è un titolo di pagamento cartaceo, elettronico o addirittura completamente digitale, erogabile ai dipendenti per usufruire di un servizio sostitutivo di mensa. Tali ticket possono essere utilizzati in tutti in bar, ristoranti e supermercati convenzionati con il brand di buoni pasti scelto.

I buoni pasto:

  • Sono cumulabili fino ad 8 per transazione;
  • Non sono convertibili in denaro, commercializzabili o cedibili;
  • Possono essere utilizzati solo dal titolare del buono o della carta elettronica.

Data la loro funzione di benefit aziendali, i ticket restaurant godono di una normativa fiscale di favore. La legge di Bilancio 2020 prevede che:

  • I buoni pasto elettronici e digitali siano esentasse per un massimo di 8 euro al giorno per dipendente;
  • I buoni pasto cartacei siano esentasse per un massimo di 4 euro al giorno per dipendente.

A chi spettano i buoni pasto

I buoni pasto spettano a tutti coloro che hanno un contratto di lavoro subordinato regolare o che hanno un rapporto di collaborazione non subordinato. Questo a prescindere di un orario full-time, part-time, co.co.co, stagisti, apprendisti ecc.

I ticket restaurant spettano anche quando l’orario di lavoro non prevede la pausa pranzo o se i lavoratori sono in trasferta, a meno che non ricevano già un’indennità o un rimborso spese.

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Permessi retribuiti, ferie e congedi: quando si ha diritto ai buoni pasto?

Per ogni giornata lavorativa realmente effettuata di almeno 6 ore lavorative, i dipendenti hanno diritto ad un buono pasto. Come funziona allora per le giornate di ferie, congedi o per permessi retribuiti orari o giornalieri?

Ferie e buoni pasto

Il lavoratore però può spendere i propri buoni pasti durante le vacanze. In passato esisteva l’obbligo di dover utilizzare il buono solamente nel corso della stessa giornata lavorativa, ma ad oggi si possono accumulare e utilizzare successivamente. Questo lascia il lavoratore più margine di gestione, l’unico vincolo è che possono essere utilizzati solo 8 per transazione.

Permessi retribuiti giornalieri e buoni pasto

Le ferie non solo il solo caso in cui non è possibile corrispondere dei buoni pasto. Ecco quando un dipendente non ha diritto al ticket pranzo defiscalizzato:

  • Giorni non lavorativi e festivi non lavorati;
  • Permessi retribuiti e non giornalieri;
  • Giornate di sciopero;
  • Permessi giornalieri con Legge 104;
  • Periodi di aspettativa;
  • Congedi per malattia o infortunio;
  • Maternità facoltativa.

Permessi retribuiti orari e buoni pasto

Coloro che usufruiscono solo di qualche ora di permesso, e non di una giornata intera, hanno comunque diritto a ricevere i buoni pasto. Questo solo nel caso in cui vengano lavorate almeno 6 ore.

Le ore di premesso retribuito o non fruite dal lavoratore non concorrono al completamento dell’orario minimo di lavoro previsto. Dunque, per ottenere un buono pasto il lavoratore non deve prendere ore di permesso che riducano il suo orario giornaliero a meno di sei ore.

Quando conviene scegliere la mensa diffusa e come funziona con i buoni pasto

Quando conviene scegliere la mensa diffusa e come funziona con i buoni pasto

Tutto ciò che devi sapere sul servizio di mensa aziendale diffusa: normativa fiscale, integrazione con i buoni pasti e tutti i vantaggi

La pausa pranzo, da sempre un momento fondamentale nella giornata di un lavoratore, ha subito nel tempo notevoli cambiamenti. Dalla mensa aziendale, che vedeva l’azienda mettere a disposizione un struttura dedicata all’interno della sede, si è passati all’indennità in busta paga fino ai buoni pasto e all’innovativo sistema della mensa diffusa.

Per mensa aziendale considerabile come “diffusa” si intende un sistema che permette all’azienda si erogare ai propri dipendenti un servizio di mensa tramite la convenzione con ristoranti e locali della zona. Attraverso un’app e un badge, o addirittura utilizzando dei buoni pasto specifici, è possibile acquistare dei pasti pronti e dunque usufruire di un servizio simile alla mensa aziendale, ma più conveniente per tutti.

Continua a leggere per saperne di più sulla mensa diffusa, sui buoni pasto e su altri servizi sostitutivi di mensa. Scopri tutta la normativa e qual è il servizio più conveniente per la tua impresa.

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Mensa diffusa: cos’è

La mensa diffusa è una rivisitazione della tradizionale mensa aziendale che si adatta alle necessità dei lavoratori e delle aziende contemporanee. Al posto di avere un luogo unico all’interno della proprietà aziendale, la mensa diffusa è costituita dalla rete di ristoranti, bar, tavole calde ecc, convenzionati. I lavoratori, attraverso l’utilizzo di un badge o di buoni pasto specifici, si recano da questi esercenti per consumare il proprio pasto giornaliero esattamente come se fossero in una mensa aziendale. Il costo finale verrà addebitato con una fattura unica a fine mese all’azienda stessa che potrà controllare e poi pagare i pasti consumati da tutti i propri dipendenti.

Attualmente ci sono vari fornitori sul mercato dei buoni per la mensa diffusa, tra tutti spicca il leader di mercato Edenred con i suoi buoni pasto Ticket Restaurant Canteen.

Come funzionano i buoni per la mensa locale o diffusa

Le aziende scelgono i giorni e gli orari in cui è possibile usufruire del servizio oltre che i menù di un valore predefinito tramite i fornitori del servizio di mensa diffusa e gli esercenti, simile a come avviene per le mense tradizionali. In questo modo i pasti sono accessibili a tutti tramite un card elettronica o dei buoni pasto speciali che permettono di riceverli secondo le modalità previste. Non dover erogare in prima persona il servizio di mensa toglie alle aziende la maggior parte delle responsabilità e delle incombenze e permette ai lavoratori di avere maggiore libertà di scelta

Per essere considerato mensa esclusivamente diffusa, e godere dei relativi sgravi fiscali, il servizio deve:

  • Consentire una sola prestazione giornaliera, non cumulabile e non rimandabile, effettuata durante un effettivo giorno lavorativo;
  • Essere erogato tramite un badge o un buono pasto che non rappresenta un titolo di credito, ma che è utilizzato solo per identificare il diritto alla fruizione del pasto.
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Normativa fiscale della mensa aziendale diffusa

Dal punto di vista fiscale la mensa che consideriamo diffusa è assimilabile alla mensa aziendale interna come esplicitato dalla circolare n. 327/97 del Ministero delle Finanze. Dunque, anche la mensa aziendale diffusa gode di una tassazione di favore e di alcuni sgravi fiscali per quanto riguarda l’IVA e le imposte.

L’importo, qualunque esso sia e che consiste solo esclusivamente dei pasti effettivamente consumati, non rientra nel reddito da lavoro dipendente. Per questo motivo è esente da contributi fiscali e previdenziali. Inoltre viene applicata l’aliquota al 4% che è totalmente detraibile per le aziende.

I vantaggi per aziende, dipendenti ed esercenti della mensa locale

I vantaggi di utilizzare un servizio di buoni pasto per la mensa diffusa sono molti sia per le aziende che per i lavoratori e gli esercenti. Vediamoli nel dettaglio.

Per le aziende:

  • Esentasse e deducibile a prescindere dall’importo;
  • Semplificazione amministrativa e fattura unica mensile;
  • Aliquota al 4%;
  • Miglioramento del benessere della forza lavoro.

Per i lavoratori:

  • Avere a disposizione un pasto al giorno esente da ritenute fiscali e previdenziali;
  • Possibilità di scelta tra vari esercizi commerciali;
  • Aumento della soddisfazione e del benessere.

Per gli esercenti:

  • Aumento della clientela e della visibilità del proprio locale;
  • Controllo degli incassi;
  • Gestione semplificata dei rimborsi.

Mensa per aziende diffusa, buoni pasto e mensa interna: quale conviene di più?

La mensa diffusa è uno dei tanti servizi sostitutivi di mensa che si possono trovare sul mercato. Infatti, oltre alla classica mensa aziendale interna, esistono anche l’indennità sostitutiva di mensa e i buoni pasto. Vediamo le differenze e scopriamo qual è la soluzione più conveniente per le imprese.

Rispetto all’indennità sostitutiva di mensa, che non è equiparabile a dei servizi offerti ed è tassata come reddito da lavoro dipendente, possiamo dire che non è molto conveniente. Nonostante molte imprese la scelgano in sostituzione della mensa interna e molti dipendenti la apprezzino in quanto è un valore aggiunto in busta paga, l’indennità non è fiscalmente la soluzione più favorevole in quanto non è esentasse.

A contrario, a livello normativo tra mensa per dipendenti diffusa e mensa interna non c’è differenza. L’aliquota è al 4% e non ci sono limiti di esenzione. Tuttavia, la mensa aziendale diffusa permette di risparmiare perché non ha costi fissi di organizzazione ed erogazione, è compatibile con lo smart working e garantisce maggiore libertà e flessibilità al dipendente.

Infine rispetto ai buoni pasto. La mensa aziendale diffusa ha il vantaggio di non avere limiti di esenzione, che per i buoni pasto è di 4 euro al giorno per dipendente per i buoni pasto cartacei e di 8 euro al giorno per dipendente per i buoni pasto elettronici. Tuttavia, i buoni pasto sono cumulabili e spendibili anche per fare la spesa.