Buoni pasto agli amministratori e ai soci di un’azienda: vantaggi e deducibilità

Buoni pasto agli amministratori e ai soci di un’azienda: vantaggi e deducibilità

Come ridurre i costi aziendali con i buoni pasto concessi agli amministratori, ai soci e ai collaboratori

I buoni pasto sono una prestazione sostitutiva di mensa, vengono dunque erogati da un’azienda o acquistati da un titolare di P.IVA per l’acquisto di generi alimentari e pasti pronti. La soluzione dei ticket restaurant è fiscalmente vantaggiosa perché i costi sostenuti per il loro acquisto sono deducibili ai fine delle imposte dirette e l’IVA è totalmente detraibile.

Ma chi spettano i buoni pasto? Dipendenti, collaboratori, titolari di P.IVA ed anche amministratori e soci. Continua a leggere per conoscere tutta la normativa fiscale, le deducibilità e le detrazioni per ogni categoria di possibili percipienti.

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A chi spettano i buoni pasto: amministratori, dipendenti, soci e lavoratori autonomi?

I buoni pasto possono essere acquistati per il proprio business dai liberi professionisti oppure essere erogati dalle aziende ai propri dipendenti. Ma non solo, possono anche essere erogati i buoni pasto agli amministratori e ai soci, cioè a soggetti non titolari di un lavoro subordinato.

La legge infatti stabilisce che anche nel caso di rapporti di collaborazione non necessariamente subordinati sia possibile corrispondere i ticket pasto.

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Buoni pasto agli amministratori

Il buono pasto, benefit aziendale tra i più richiesti, può essere erogato anche agli amministratori di una società. Un amministratore è colui che dirige e organizza tutte le attività dell’ente che gestire e per il lavoro che svolge ha diritto al compenso dell’amministratore ed ad un contratto. A seconda del tipo di contratto, collaborazione tipica o collaborazione professionale, si può stabilire la deducibilità dei buoni pasto agli amministratori.

Buoni pasto agli amministratori: collaborazione tipica

L’inquadramento di un amministratore come collaborazione tipica è assimilabile all’inquadramento da lavoro dipendente, come afferma l’art. 50, comma 1, lett. c-bis del TUIR. Nonostante non sussista un rapporto di lavoro subordinato, siamo in presenza di un rapporto di collaborazione continuativa e dunque, sotto il profilo fiscale, il reddito percepito è paragonabile a quello percepito da un lavoratore dipendente.

La tassazione dei buoni pasto erogati agli amministratori è dunque la medesima che per i lavoratori dipendenti: esenzione fino 4 euro giornalieri per i buoni pasto cartacei e 8 euro per i buoni pasto elettronici o digitali.

Buoni pasto ad amministratori: collaborazione professionale

Nel caso in cui un amministratore sia inquadrato con collaborazione professionale e dunque esso sia in possesso di una Partita IVA, il compenso per l’attività che svolge viene corrisposto tramite fattura. Il suo reddito ricade nella categoria dei redditi di lavoro autonomo.

Pertanto, l’erogazione di buoni pasto agli amministratori con collaborazione professionale seguono le regole previste per i titolari di P.IVA. In questo caso, come per le ditte individuali, i costi possono essere dedotti ai fini delle imposte dirette fino al 75% nel limite del 2% del fatturato. L’IVA del 10% è interamente detraibile.

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Buoni pasto corrisposto ad un socio

I soci di una società sono delle persone che, tramite un negozio giuridico, costruiscono una società di cui detengono il capitale sociale. Per questo motivo i soci hanno diritto alla partecipazione degli utili di una società.

Il regime fiscale applicato al reddito che un socio percepisce è diverso a seconda della natura della società stessa. Per le società di persone si applica il regime della trasparenza fiscale per cui i redditi sono imputati a ciascun socio proporzionalmente alla quota di partecipazione agli utili e si identificano come reddito d’impresa o come altre categorie reddituali. Per le società di capitali i dividenti sono distribuiti ai soci tassati come redditi di capitali; ciò se non si parla di soci fondatori. Per i soci fondatori si parla di reddito da lavoro autonomo.

Per i soci fondatori di una società, il cui reddito è equiparabile a reddito da lavoratore autonomo, vige la stessa disciplina fiscale per i buoni pasto che si applica ai titolari di P.IVA e agli amministratori con contratto di collaborazione professionale di cui sopra.

Buoni pasto per ditta individuale o liberi professionisti

Buoni pasto per ditta individuale o liberi professionisti

I buoni pasto possono aiutare le aziende a risparmiare sul costo del personale e a migliorare la qualità delle pause dei loro dipendenti. Proprio per questo sono uno dei benefit più desiderati e più utilizzati all’interno dei business.

Non solo aziende, ma anche liberi professionisti e titolari di ditte individuali che li acquistano per se stessi e per il loro business. La normativa fiscale che regola i voucher per la pausa pranzo è vantaggiosa e permette di abbattere i costi di gestione di un’attività, sia essa un’impresa o un business di un libero professionista.

Continua a leggere per scoprire i limiti di esenzione, le detrazioni buoni pasto e la normativa fiscale specifica per ogni tipologia di business.

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Buoni pasto per ditta individuale, aziende e liberi professionisti

Il buono pasto è tra i benefit aziendali più richiesti e più apprezzati per la sua flessibilità e la sua indiscussa utilità. Presentando i voucher o la tessera elettronica è possibile acquistare generi alimentari e pasti pronti in tutti gli esercenti convenzionati (tra cui supermercati, bar, tavole calde…).

Il buono pasto è un’integrazione al reddito defiscalizzata e anche un libero professionista o ditta individuale li possono utilizzare per se stessi e per i propri collaboratori. Infatti i ticket per la pausa pranzo non solo vantaggiosi e convenienti per le grandi aziende con molti dipendenti, ma anche per piccole imprese, liberi professionisti e ditte individuali. Per agevolare tali categorie, esse avranno la possibilità di scegliere il numero di buoni da emettere ed anche il loro valore in modo da non sprecare denaro e buoni ed avere sempre un servizio personalizzato.

Nei prossimi paragrafi andremo nel dettaglio della normativa fiscale e dei vantaggi dei ticket restaurant per aziende, titolari di P.IVA e ditte individuali.

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Buoni pasto per aziende e dipendenti

La gestione dei dipendenti, in particolare della loro pausa pranzo, può essere complessa e onerosa. L’indennità in busta paga, che di solito viene erogata quando manca una mensa aziendale interna, non è deducibile e dunque molto costosa per le imprese.

Una delle soluzioni più apprezzate dai datori di lavoro e dai dipendenti sono i buoni pasto. Tali voucher sono infatti deducibili e esenti da oneri previdenziali e fiscali entro 8 euro al giorno per dipendente per i buoni elettronici e digitali, entro 4 euro al giorno per dipendente per i buoni cartacei.

Per le aziende i buoni sono:

  • 100% deducibili
  • IVA al 4% detraibile.

Buoni pasto per ditta individuale e liberi professionisti

Buoni pasto per ditta individuale: i ticket pasto possono essere utilizzati anche da liberi professionisti, freelancer, agenti di commercio, soci, amministratori e ditte individuali. Ciò a seguito dell’entrata in vigore del Decreto 122/2017 e della specifica dell’Anseb che ha pubblicato una circolare specificando che anche queste categorie di lavoratori possono utilizzare i buoni pasto.

La normativa fiscale prevede gli stessi massimali di esenzione: 8 euro per i buoni elettronici e digitali; 4 euro per i buoni cartacei. Per queste categorie però l’IVA è al 10% ed è possibile detrarre il 75% delle spese e l’IVA fino ad un massimo del 2% del fatturato annuale.

NB: quando parliamo di ticket restaurant per liberi professionisti, dobbiamo specificare che parliamo solo di partite IVA in regime ordinario. Chi è il titolare di una P.IVA in regime forfettario infatti non può scaricare i costi aziendali e dunque non può scaricare neanche le spese dei buoni pasto. Per saperne di più clicca qui.
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Come pagare meno tasse ditta individuale: buoni pasto

Buoni pasto per ditta individuale: i riferimenti normativi che legiferano sulla fiscalità dei buoni pasto per liberi professionisti e ditte individuali sono:

  • Decreto Legge n.122 del 25 giugno 2008 e successivamente la Legge n. 133 del 6 agosto 2008;
  • Circolare Agenzia delle Entrate n. 53/E del 2008;
  • Circolare Agenzia delle Entrate n. 6/E del 2009;

Come già specificato, le normative prevedono che i costi sostenuti per l’acquisto di alimenti e bevande possano essere dedotti fino al 75% per un importo che non può superare il 2% del fatturato calcolato nel periodo d’imposta. In aggiunta l’IVA, fissata al 10%, può essere interamente detratta.

I vantaggi di utilizzare i buoni per le ditte individuali e P.IVA

Per le P.IVA e per le ditte individuali i vantaggi di utilizzare i buoni non sono solo di natura fiscale. Vediamone alcuni:

  • Facilità e semplicità di utilizzo;
  • Fattura buoni pasto: risparmio di tempo grazie alla fattura elettronica;
  • Risparmio sui costi della gestione amministrativa.

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