Pausa pranzo obbligatoria: ecco come è regolata dalla legge

Pausa pranzo obbligatoria: ecco come è regolata dalla legge

I dipendenti, durante l’orario in cui svolgono le proprie attività lavorative, hanno diritto ad un periodo di riposo in cui possono rilassarsi e consumare il pranzo. Infatti, la pausa pranzo è obbligatoria per tutti coloro che superano le 6 ore di lavoro giornaliere.

Continua a leggere per scoprire la durata minima della pausa pranzo obbligatoria, in quali casi è prevista la retribuzione o l’erogazione dei buoni pasto e anche come funziona per le pause caffè.

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La pausa pranzo è obbligatoria? Ecco cosa dice la legge

La pausa pranzo è regolata dal dlgs n. 66/2003 che la indica come obbligatoria e come un diritto del dipendente dopo 6 ore di lavoro continuative. Dunque, un dipendente non può lavorare per più di 6 ore di fila senza prendere una pausa per consumare un pasto. Tendenzialmente però, almeno per i lavori d’ufficio che hanno una durata di 8 ore giornaliere, la pausa pranzo è concessa dopo le prime 4 ore di lavoro.

Pausa pranzo soppressa: il dipendente ha diritto agli straordinari?

Da un punto di vista legale, nel caso in cui il datore di lavoro chiedesse di rinunciare alla pausa pranzo per effettuare degli straordinari il dipendente non è tenuto a farlo. Il Ministero del Lavoro ha chiarito che la pausa pranzo è obbligatoria e che va goduta in maniera continuativa. Qualunque tentativo da parte dell’azienda di far rinunciare il lavoratore alla propria pausa pranzo non trova applicazione nella normativa.

Tuttavia il dipendente che volontariamente decide di accettare a rinunciare alla pausa pranzo quando richiesto ha diritto ad essere retribuita come straordinario. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 21325/2019 conferma che per una pausa pranzo non goduta, anche nel caso in cui vengano erogati buoni pasto spendibili fuori dall’orario lavorativo, il datore di lavoro debba retribuire questo tempo aggiuntivo come straordinario.

Durata pausa pranzo obbligatoria

Il decreto citato precedentemente non si pronuncia in merito alla durata della pausa pranzo obbligatoria. Sarà il datore di lavoro a stabilirne la durata a seconda delle esigenze produttive e organizzative dell’azienda. Solitamente la durata della pausa pranzo non supera mai le due ore e, le durate più comuni sono mezz’ora per gli operai e un’ora per gli impiegati.

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 In quali casi la pausa pranzo è retribuita?

Abbiamo già visto il caso della pausa pranzo non goduta che deve necessariamente essere retribuita come straordinario, ma come funziona nel caso di una pausa pranzo goduta? In quali casi questa può essere retribuita?

Il datore di lavoro, nel caso di una pausa pranzo goduta da dei lavoratori che hanno un orario spezzato (es: 8 ore giornaliere 9:00-18:00 con un’ora di pausa pranzo dalle 13:00 alle 14:00) non è tenuto a retribuire la pausa. Questo perché tale lasso di tempo non è considerato di lavoro effettivo. Quando l’orario di lavoro è continuativo (es: 8 ore giornaliere dalle 8:00 alle 16:00) allora la pausa pranzo è compresa nella retribuzione.

In ogni caso, l’azienda può decidere di erogare ai dipendenti un indennizzo o un servizio di mensa, cioè un importo giornaliero che copra i costi del pranzo. Tale servizio di mensa o sostitutivo di mensa può essere riconosciuto nei seguenti modi:

Come funziona per la pausa caffè?

Oltre alla pausa pranzo obbligatoria, i lavoratori hanno diritto anche ad altre tipologie di pause durante la giornata, come la pausa caffè. Da notare che la pausa caffè non può coincidere con l’inizio o la fine del proprio turno.

La legge esplicita che nel caso l’orario di lavoro sia di massimo 6 ore, allora i dipendenti possano staccare per almeno 10 minuti. Questa norma però fa un’eccezione per i videoterminalisti, cioè coloro che per almeno 20 ore alla settimana lavorano davanti ad uno schermo. Dunque, non solo coloro che utilizzano un computer, ma chiunque debba stare davanti a degli apparecchi dotati di video e monitor. Per questa categoria di lavoratori viene prevista una pausa di 15 minuti ogni due ore passate davanti ad uno schermo.

Pro e contro dei buoni pasto per i negozianti convenzionati

Pro e contro dei buoni pasto per i negozianti convenzionati

Buoni pasto: tutto quello che commercianti e ristoratori devono sapere

I buoni pasto sono dei ticket dal valore predeterminato dall’azienda che li eroga ai propri dipendenti quando non è presente un servizio di mensa interna. Possono essere utilizzati per l’acquisto di generi alimentari in tutti i negozi convenzionati sia bar, ristoranti che supermercati.

I ticket esistono sia in forma cartacea che elettronica; inoltre ad oggi esistono anche i buoni pasto digitali. A parte la modalità di utilizzo è importante ricordare che queste tre forme hanno massimali di esenzione diversi, per cui è bene prestare attenzione alla tipologia scelta. Ricordiamo inoltre che i buoni hanno una scadenza e il lavoratore è tenuto ad utilizzarli in tempo altrimenti non saranno più accettati dai commercianti. Esiste però una procedura per il rimborso dei buoni scaduti.

Ma dal lato degli esercenti cosa comporta accettare i buoni pasto come pagamento? Continua a leggere sapere come funziona l’incasso, la gestione e la fatturazione dei ticket restaurant.

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Buoni pasto come funzionano

I buoni per la pausa pranzo sono utilizzati da ben 2,6 milioni di italiani e sono tra i benefit aziendali più apprezzati. L’ordinazione e la distribuzione dei buoni pasto è un processo che coinvolge quattro soggetti principali:

  • I fornitori che emettono i buoni;
  • Le aziende e i possessori di P.IVA che li acquistano;
  • I lavoratori e i collaboratori che li ricevono;
  • Gli esercizi commerciali che li accettano.

Ticket Restaurant per gli esercenti

Dunque l’azienda che vuole, o è obbligata dai CCNL, a erogare i ticket restaurant prima li ordina dalla società emettitrice e poi li eroga alla propria forza lavoro. Solo a questo punto entrano in gioco anche i commercianti che, convenzionandosi, possono accettare il buono pasto come forma di pagamento. Con i ticket infatti si possono acquistare solo generi alimentari e i negozianti possono erogare solo alcune tipologie di servizi tra cui:

  • Somministrazione di pasti pronti e bevande;
  • Vendita al dettaglio di generi alimentari;
  • Vendita e consumo sul posto di prodotti agricoli, ittici e a base di carne.

Se il dipendente compra anche altre tipologie di prodotti come ad esempio quelli per l’igiene personale o detersivi, questi non saranno pagabili con i buoni pasto ma dovranno essere acquistati a parte.

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Svantaggi e vantaggi buoni pasti elettronici per i negozianti

Gli esercenti che vogliono entrare a far parte del circuito buoni pasto devono prima di tutto convenzionarsi con le varie società che erogano buoni pasto. In questo modo potranno accettare i buoni di quelle particolari marche e incassarli successivamente secondo le modalità previste dal contratto firmato. I negozianti possono scegliere se accettare solo i buoni elettronici o digitali, solo quelli cartacei o tutte le versioni. Ad oggi però i buoni elettronici sono i più vantaggiosi sia per le aziende che per i negozianti.

I vantaggi degli esercizi commerciali che si convenzionano e che accettano i buoni spesa elettronici sono i seguenti:

  • Gestione della contabilizzazione più rapida e ricezione dei pagamenti più veloce;
  • Riduzione del rischio di furto o di smarrimento dei ticket;
  • Controllo sugli incassi facile e veloce;
  • Aumento della clientela e della loro fidelizzazione.

Gli svantaggi per i commercianti che accettano i buoni pasto elettronici:

  • Commissioni di incasso più alte rispetto a quelle per i buoni cartacei;
  • Non è possibile utilizzare un pos unico buoni pasto per l’accettazione di tutti i ticket delle varie società.

Gestione e fatturazione ticket pasto: come funziona per i commercianti

Una volta convenzionati con le società emittrici i negozianti possono iniziare a ritirare i buoni pasto come metodo di pagamento. La gestione e la fatturazione dei ticket avvengono in modo diverso a seconda della tipologia di buono che si accetta.

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Buoni pasto esercenti: come incassare i ticket cartacei, elettronici o digitali

Per i buoni pasto cartacei vige la regola della conservazione dei ticket fino a fine settimana o mese. Tali ticket pranzo andranno poi spediti, assieme alla fattura pari al valore dei buoni prestando attenzione ad inserire anche l’VA. Sarà poi la stessa società ad occuparsi della convalidazione e del rimborso.

Per i buoni pasto elettronici (o digitali) la validazione avviene al momento stesso del pagamento attraverso il pos per ticket elettronici. In questo caso dunque l’esercente si dovrà solo occupare di inviare la fattura a fine mese o a fine settimana per il rimborso.

Commissioni esercenti buoni pasto

Le commissioni sull’incasso dei buoni pasti esistono. L’importo della commissione buoni pasto è variabile e dipende dal tipo di contratto stipulato tra l’esercente in questione e la società emettitrice con cui sta cercando di affiliarsi.

Buoni pasto in smart working: cosa bisogna sapere

Buoni pasto in smart working: cosa bisogna sapere

Che dice la normativa sui buoni pasto in smart working

Lo smartworking è una modalità di lavoro sempre più comune nelle aziende. Dopo che la pandemia lo ha reso obbligatorio per motivi di sicurezza, alcune aziende e alcuni lavoratori si sono resi conto dell’enorme potenziale di questo tipo di organizzazione. Ma una modifica nell’ordine prestabilito ha fatto sorgere anche delle domande che riguardano la conciliazione tra benefit aziendali e telelavoro. Tra le questioni più spinose troviamo se i buoni pasto in smart working possono essere comunque erogati.

In questo articolo, oltre a definire i pro e contro per aziende e dipendenti che usufruiscono dello smart work, vedremo cosa dice la normativa sull’erogazione di benefit come i buoni pasto ai telelavoratori.

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Vantaggi e svantaggi dello smart working per imprese e lavoratori

Per quanto riguarda lo smartworking quasi tutti concordano sui suoi benefici. Sia aziende che dipendenti infatti notano che un migliore life-work balance corrisponde ad una maggiore soddisfazione e un incremento della motivazione e della produttività. Tale vantaggio è sia un asset importante per le imprese che fidelizzeranno i propri dipendenti aumentando l’employee retention e riducendo l’assenteismo, sia per i dipendenti che incrementando le proprie performance aumentano le possibilità di fare carriera.

Ma i vantaggi non si esauriscono qui. Il risparmio di tempo e denaro è notevole. In primo luogo per gli spostamenti casa-lavoro (se ti sei perso l’articolo sulle novità riguardanti il mobility manager e il Piano spostamenti casa lavoro clicca qui).

Nonostante ciò, il lavoratore, se non supportato correttamente dall’azienda, può incorrere in un aggravio invece che avere un minor carico di spese. Questo perché aumentano le bollette per wi-fi, luce, gas, acqua; aumentano le spese per dotarsi degli strumenti lavorativi come pc, monitor, sedie ecc. Ma non solo, molti lavoratori non hanno lo spazio nelle loro case per gestire sia la propria vita lavorativa che quella privata. Questo è un problema consistente che le aziende devono prendere in considerazione soprattutto pensando alle fasce dei lavoratori meno abbienti.

Il telelavoro è dunque una risorsa importante per tutti ma necessita di essere ben gestita dall’azienda che deve adottare una prospettiva inclusiva. Un modo per farlo è l’erogazione dei buoni pasto. Vediamo dunque la normativa che regola i buoni pasto e smart working.

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Buoni pasto smart working: sono compatibili?

Il ticket restaurant, cioè il buono pasto, è una misura a sostegno dei lavoratori. Permette agli stessi di poter acquistare pasti pronti e generi alimentari in tutti i negozi convenzionati tra cui ristoranti, bar, tavole calde, supermercati, ortofrutta e molto altro.

Prima della pandemia, quando lo smartworking non era ancora una prassi per la maggior parte delle aziende, la normativa buoni pasto prevedeva per il lavoratore un buono solo per ogni giorno lavorato. Questo perché i ticket buoni pasto sono un aiuto al work-life balance e quindi possono essere corrisposti solo nei giorni effettivamente lavorati. Ma quindi i buoni pasto durante lo smart working sono erogabili?

L’entrata in vigore del telelavoro da casa ha messo in dubbio la necessità del buono pasto. Questo perché si pensa che il lavoratore da casa abbia tempi organizzativi più liberi. Ciò però non esattamente vero. Infatti lo smart working, nella maggior parte dei casi, prevede che il dipendente segua comunque l’orario lavorativo prestabilito e quindi abbia gli stessi vincoli di quando il lavoro viene svolto in ufficio.

L’Agenzia delle Entrate ha, seguendo questo principio, deliberato (rispondendo all’istanza di interpello n.123/2021) che il buono pasto va erogato anche a chi fa smart work. Questo ovviamente se non esistono altre disposizioni che non lo consentono.

La chiarificazione da parte dell’Agenzia delle Entrate buoni pasto lavoro agile è fondamentale perché in questo modo le aziende hanno una direzione sicura da prendere in materia di benefit. Inoltre così non si è andati incontro al paradosso che vede il lavoratore percepire il buono pasto solo quando è in ufficio e non negli altri giorni. Tale situazione avrebbe disincentivato lo smart working mentre questa soluzione è assolutamente vantaggiosa sia per dipendenti che per le aziende.

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A chi non spetta il buono pasto

Conseguentemente alle disposizioni normative che confermano smart working buoni pasto, vediamo invece che i ticket restaurant non possono essere corrisposti quando non sussiste la giornata lavorativa. In questo senso i lavoratori in ferie, in malattia o che hanno preso un permesso non hanno diritto al buono pasto. A questa lista si aggiungono i lavoratori in aspettativa, in cassa integrazione o che scioperano.

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Acquisto buoni pasto 2022 quale scegliere

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Acquisto Buoni Pasto Elettronici: quale fornitore scegliere per risparmiare di più

I buoni pasto sono una soluzione defiscalizzata che i datori di lavoro e i liberi professionisti possono erogare per migliorare la qualità della pausa pranzo dei propri dipendenti e la loro. Ad oggi tali voucher sono decisamente più convenienti di un compenso in busta paga e infatti sono tra i benefit più richiesti. Ma come fare un acquisto buoni pasto semplice e veloce? Quale fornitore perfetto un maggiore risparmio?

In questo articolo parleremo di questo e discuteremo della normativa buoni pasto 2022. Continua a leggere per saperne di più.

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Come funzionano i buoni pasto

I tickets restaurant sono dei voucher che fungono da servizio sostitutivo di mensa. Chi li riceve può acquistare nei supermercati e nei negozi convenzionati generi alimentari e pasti pronti. Questo benefit aiuta nel bilanciamento del life-work balance perché così i lavoratori avranno più tempo da dedicare alla famiglia e al tempo libero.

Dal lato aziendale i ticket restaurant sono molto convenienti sia da un punto di vista fiscale (per maggiori informazioni leggi qui) che da un punto di vista di implementazione di politiche di marketing. Tra queste troviamo politiche di fidelizzazione, di employee retention e employer branding.

Quali tipi di ticket pasto esistono?

Dei buoni pasto esistono diverse versioni che possono essere richieste a seconda delle necessità dell’azienda e dei dipendenti. Notiamo che esistono tre principali versioni di buoni che si possono acquistare:

Buoni pasti cartacei: si presentano come un carnet contenente dei voucher di carta da strappare. Di solito quando si fa un acquisto buoni pasto cartacei l’azienda riceve direttamente negli uffici i carnet per i dipendenti.

Buoni pasti elettronici: in questo caso l’azienda ordina per i propri dipendenti o collaboratori delle carte con microchip che possono essere ricaricate ogni mese con il corrisposto dovuto. Quando di procede con un acquisto buoni pasto elettronici l’azienda riceverà negli uffici il pacchetto con le carte nominate per ogni dipendente.

Buoni pasti digitali: con la transizione digitale in atto questa versione è totalmente smaterializzata. Si tratta infatti per le aziende di ricaricare una carta virtuale che si trova nell’app apposita che ogni fornitore ha.

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Acquisto Buoni Pasto: Normativa buoni pasto 2022

Per quanto concerne la deducibilità dei buoni pasto, salvo altri interventi nella legge di bilancio 2022, questa resta a 8 euro al giorno per dipendente per i buoni pasto elettronici e digitali e 4 euro al giorno per dipendente per i buoni pasto cartacei.

In questo modo comprare i buoni pasto per la propria forza lavoro o per se stessi nel caso dei liberi professionisti, significa avere un’integrazione al reddito di circa 1760 euro per la versione elettronica e di 880 euro per la versione cartacea.

Per sapere più nel dettaglio la normativa sui buoni pasto e avere il parere di un commercialista leggi qui.

I migliori fornitori di buoni pasto elettronici e cartacei

Le aziende e i possessori di partita IVA a regime ordinario possono scegliere tra vari fornitori di ticket pasto elettronici e cartacei. Ma con quale buoni pasto si risparmia di più? Quali sono più adatti al proprio business? Scopriamo adesso tre tra i migliori fornitori di buoni pasto, e i ticket restaurant supermercarti convenzionati.

Ticket restaurant elettronici Edenred: gli edenred ticket sono i buoni erogati da Edenred per aziende, imprese e p.IVA. Chi li riceve ha un potere d’acquisto elevato perché la loro spendibilità è impareggiabile. Edenred ticket dove spenderli? I tickets restaurant sono accettati in oltre 27.000 esercenti convenzionati sparsi capillarmente su tutto il territorio italiano.
Up Day Buoni Pasto: I Buoni Pasto day sono invece i voucher distribuiti dall’azienda Up Day. Anche questi buoni pasti sono accettati in moltissimi supermercati, bar, negozi ecc. Day propone due versioni: il buono pasto elettronico flex (chi li riceve può acquistare generi alimentari e pasti pronti. Inoltre la buoni pasto normativa prevede per questi ticket siano esentasse fino a 8 euro al giorno per dipendente) e il buono pasto elettronico economy (tali tickets non sono soggetti a limiti di esenzione e sono considerabili come una soluzione di mensa diffusa).
Yes Ticket Buoni Pasto: Yes Ticket, azienda relativamente nuova nel settore dei servizi per aziende (come welfare, buoni acquisto, buoni pasto ecc) propone i Buoni Pasto Yes Ticket Elettronici. Tali buoni godono di molti vantaggi personalizzabili e sono sicuri in caso di furto o di perdita. Yes Ticket ha anche una comoda app da cui gestire i pagamenti, il saldo e molto altro.

Come acquistare buoni pasto per dipendenti e collaboratori in modo semplice e veloce?

Stai valutando un acquisto buoni pasto aziendali per il tuo business ma non sai da dove iniziare? Prima di tutto l’azienda o il libero professionista dovrà scegliere la versione (cartacea, digitale o elettronica) che preferisce e che più si adatta al proprio business.

Fatta questa scelta è tempo di ricevere i preventivi gratuiti. Cliccando qui e compilando il form sarà possibile non solo avere una consulenza su quali sono i migliori buoni pasto ma anche ricevere tutti i preventivi da ogni fornitore. In questo modo il possessore di partita IVA o il titolare di un’impresa potrà confrontare e scegliere in libertà la soluzione più conveniente.

Buoni pasto elettronici per dipendenti in ferie

Buoni pasto elettronici per dipendenti in ferie

Si possono erogare i buoni pasto elettronici ai lavoratori in ferie? Tutta la normativa

I buoni pasto elettronici sono considerabili a pieno titolo un servizio sostitutivo di mensa. Quando l’azienda non ha disposizione un luogo adeguato per la pausa pranzo dei dipendenti e dei responsabili (ma anche dei dirigenti) e non riesce a fornire una mensa aziendale o un servizio di vitto, può ricorrere all’erogazione buoni pasto.

Questi ticket, lo scopriamo subito, possono essere forniti solo e soltanto per le giornate lavorate e quindi non a dipendenti/responsabili in ferie o in malattia o con i permessi. Inoltre il dipendente deve, per poter ricevere i buoni pasto (e l’azienda risparmiare attraverso gli sgravi fiscali) essere assunto regolarmente. Inoltre il suo orario di lavoro deve comprendere necessariamente almeno una delle pause concomitanti ai pasti principali. Ci sono altri cavilli all’interno della normativa che regola chi può ricevere i buoni pasto. Per un approfondimento leggere: “Buoni Pasto: a chi spettano”.

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Perché erogare i buoni pasto elettronici ai dipendenti

I buoni pasto per le aziende sono un’ottima soluzione per adempiere al servizio di sostituzione di mensa perché sono più convenienti per le aziende di un’indennità in busta paga. Sono ulteriormente utili per erogare un bonus ai dipendenti e fornire un sostegno concreto. Tali benefit sono disponibili con la tassazione di favore anche per i possessori di partita iva (basta che abbiamo il regime ordinario e non quello forfettario).

Il buono pasto serve inoltre per fidelizzare i dipendenti e portare avanti tutte quelle strategie di employee branding ed employee retention. Si potrebbe pensare anche ad una strategia che preveda i buoni pasto come premio di risultato o come incentivo per le promozioni.

Attraverso dei gesti come l’erogazione dei ticket per la pausa pranzo le aziende si dimostrano interessate al well being dei dipendenti che renderanno di più e saranno più produttivi perché avranno un life-work balance positivo. Il fatto di non dover pensare tutti i giorni al pranzo (con i buoni pasto infatti si può sia fare la spesa che acquistare pasti pronti in ristoranti, tavole calde ecc) migliorerà la vita dei lavoratori che avranno più tempo da dedicare a loro stessi, alla loro famiglia e quindi anche al lavoro. Per approfondire il tema leggi “Life work balance: come raggiungerlo”.

Buoni Pasto erogabili ai dipendenti in ferie?

La funzione dei buoni pasto è quella di dare la possibilità ai dipendenti di sostenere un’alimentazione sana durante l’orario di lavoro. Per tale motivo i lavoratori non ne hanno diritto se non sono in servizio. Tutte le persone assenti (sia che siano in ferie o che abbiano preso un permesso) non possono ricevere i voucher per la pausa pranzo. Questo significa però che i lavoratori in smart working hanno diritto ai buoni. Infatti il punto focale non è il luogo dove si presta servizio ma il fatto stesso che il dipendente sta lavorando.

I dipendenti in ferie o comunque assenti da lavoro non possono ricevere i buoni pasto, ma ciò non significa che non possono spenderli e usarli per i loro pasti. I ticket infatti sono validi su tutto il territorio nazionale (tenendo in considerazione ovviamente solo gli esercizi convenzionati). Immaginiamo che il collaboratore si trovi in un altro luogo rispetto a quello in cui solitamente risiede e lavora. In questo caso potrà consultare la lista di locali o supermercati (alcuni fornitori di buoni pasto elettronici hanno anche accordi con i maggiori servizi di delivery) convenzionati, scegliere quello che più si addice alle sue esigenze alimentari e usare i propri buoni pasto anche se non è in servizio.

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Buoni pasto elettronici tassazione

Il Decreto numero 122 del Ministro dello Sviluppo Economico regolamenta questi servizi che sostituiscono la mensa. I buoni pasto proprio in virtù della loro funzione sostitutiva sono esenti da contribuzione INPS e godono di una tassazione di favore. Al contrario dei servizi diretti di vitto, come ad esempio la mensa aziendale, che sono totalmente esenti da tasse, i ticket restaurant hanno un tetto massimo di esenzione. Inoltre per essere esenti devono essere erogati a tutti i dipendenti o almeno a categorie omogenee degli stessi.

I tetti massimi sono:

  1. 8€ per i buoni pasto elettronici (prima era 7€)
  2. 4€ per i buoni pasto cartacei (prima era 5,29€)

La motivazione dietro alla scelta di aumentare il massimale di esenzione dei ticket elettronici e diminuire quello dei ticket cartacei riguarda la volontà di prediligere pagamenti più tracciabili e trasparenti. Infatti nonostante i buoni pasto sono nati come cartacei (e tutt’ora sono ampiamente utilizzati), le aziende e i possessori di partita iva si stanno piano piano orientando verso la soluzione più dematerializzata e più incentivata proprio perché, seguendo i massimali di esenzione attuali, ha maggiore spendibilità.

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