Buoni pasto digitali: come funzionano e perché sceglierli

Buoni pasto digitali: come funzionano e perché sceglierli

Perché i buoni pasto digitali sono i più convenienti per aziende e dipendenti

I buoni pasto sono dei titoli di pagamento che vengono riconosciuti dalle aziende ai propri dipendenti o che vengono richiesti dai liberi professionisti per il loro business. I ticket restaurant sono tra i benefit aziendali più richiesti dai lavoratori e tra i più diffusi. Quando si parla di buoni pasto si pensa sempre al blocchetto di foglietti da presentare ai commercianti per pagare il proprio cibo, oppure alla tessera elettronica da utilizzare come un semplice bancomat. In realtà ne esiste un’altra versione: i buoni pasto digitali.

Continua a leggere per scoprire le differenze tra i buoni pasto digitali, elettronici e cartacei, perché i ticket restaurant digitali convengono alle aziende e i migliori fornitori.

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Buoni pasto cosa sono

I buoni pranzo rientrano nella categoria dei benefit aziendali. Quando erogati ai dipendenti o richiesti dai liberi professionisti possono essere utilizzati in tutti i negozi, supermercati e alimentari convenzionati per acquistare solamente pasti pronti, generi alimentari e bevande (clicca qui per saperne di più su cosa puoi acquistare con i buoni pasto).

Con l’evolversi del mercato ristorazione e food & beverage, alcuni siti eCommerce e di food delivery hanno iniziato ad accettare i buoni pasto come pagamento, come ad esempio JustEat.

Buoni pasto digitali, elettronici e cartacei

Ad oggi i buoni pasto esistono in tre versioni: cartacea, elettronica e digitale. Si è passati dal classico carnet con i vari buoni da strappare a più moderne tecnologie come le tessere elettroniche simili ai bancomat a una soluzione totalmente dematerializzata come i buoni pasto digitali.

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Buoni pasto cartacei

I buoni pasto cartacei sono stati la prima versione dei ticket ad essere messa in commercio. Si presentano come un carnet da cui i dipendenti possono staccare i vari ticket dal valore prestabilito e consegnarli agli esercenti come titolo di pagamento.

Nonostante ci siano ancora aziende che erogano i buoni pasto cartacei, questa tipologia sta piano piano andando in disuso. Recentemente, la Legge di Bilancio 2020 ha stabilito che il massimale di esenzione di questi ticket scendesse a 4€ al giorno per dipendente.

Un altro grande svantaggio dei buoni pasto cartacei è che, in caso di smarrimento, furto o danneggiamento, non possono essere recuperati.

Buoni pasto elettronici

Dopo i buoni cartacei sono arrivati sul mercato i buoni pasto elettronici. In questo caso ai dipendenti è consegnata una tessera elettronica con un chip molto simile, anche per il funzionamento, ad un bancomat. La tessera, su cui l’azienda carica l’importo mensile da erogare al dipendente in buoni pasto, viene utilizzata strisciandola nei POS abilitati.

Il massimale di esenzione, sempre secondo la normativa vigente, nel caso dei buoni pasto elettronici è di 8€ al giorno per dipendente.

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Buoni pasto digitali

Ultimamente però, in alternativa ai buoni cartacei ed elettronici, le aziende fornitrici hanno iniziato a proporre anche la versione totalmente smaterializzata dei ticket restaurant: i buoni pasto digitali. In questo caso il lavoratore gestisce i pagamenti e monitora saldo e scadenze direttamente da un’app apposita.

Buoni pasto digitali come funzionano: con i buoni pasto digitali l’accessibilità è massima e il rischio di smarrimento ridotto. In caso di furto i ticket possono essere immediatamente bloccati e, in alcuni casi, anche recuperati. Per le aziende ci sono tanti vantaggi: i costi di spedizione e distribuzione delle tessere o dei carnet sono azzerati.

Secondo la Legge di Bilancio del 2020 i buoni pasto digitali sono assimilabili a quelli elettronici, in virtù della loro tracciabilità e trasparenza, e dunque sono esentasse fino ad un massimo di 8€ al giorno per dipendente.

Perché scegliere i buoni pasto digitali o elettronici

Il massimale di esenzione più alto e la loro comodità rendono i buoni pasto digitali ed elettronici la scelta migliore per i business e per i dipendenti. Non solo aumenterà il potere d’acquisto ma si ridurranno gli sprechi e i costi di gestione.

I migliori fornitori di buoni pasto elettronici e digitali

Tra i migliori fornitori che erogano buoni pasto anche in versione digitale ed elettronica troviamo:

Far figurare i buoni pasto in busta paga: cosa dice la normativa?

Far figurare i buoni pasto in busta paga: cosa dice la normativa?

Tutte le soluzioni per la pausa pranzo dei dipendenti: dai buoni pasto all’indennità sostitutiva di mensa

Il buono pasto è tra i benefit più diffusi nelle aziende e tra i più desiderati dai lavoratori. Quando le imprese non possono garantire un servizio di mensa interna, allora possono decidere di erogare i buoni pasto o in alternativa un’indennità sostitutiva di mensa. Queste soluzioni, nonostante abbiamo la stessa funzione, non sono equiparabili a livello normativo e fiscale.

Continua a leggere per sapere se conviene più scegliere i ticket restaurant o l’indennità di mensa e se devono figurare i buoni pasto in busta paga.

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Devono figurare i buoni pasto in busta paga?

I buoni pasto sono un benefit aziendale che sostituisce l’erogazione di un servizio di mensa interno e per questo motivo godono di una tassazione di favore. La legge di Bilancio del 2020 ha stabilito i limiti di esenzione, ancora in vigore, per quanto riguarda i buoni pasto elettronici, cartacei e digitali:

  • 8€ per il buono pasto elettronico e digitale.
  • 4€ per il buono pasto cartaceo.

Entro queste soglie i buoni pasto sono totalmente esentasse e non concorrono alla formazione da reddito da lavoro dipendente. Per questo motivo non sussiste la necessità di inserire i buoni pasto in busta paga. In caso però un’azienda eroghi buoni pasto dal valore superiore a quello consentito allora l’eccedenza deve essere inserita in busta paga. L’eccedenza infatti e soggetta a tassazione perché è considerabile reddito da lavoro dipendente.

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Buoni pasto in busta paga e mensa aziendale obbligatori?

La pausa pranzo è un momento nella giornata lavorativa predisposto per la consumazione di uno dei pasti principali. Ne hanno diritto tutti i lavoratori il cui orario di lavoro supera le 6 ore giornaliere. La disciplina della pausa pranzo prevede anche l’obbligatorietà per le aziende di adibire uno spazio a refettorio, cioè una stanza predisposta appositamente per il consumo di cibi e bevande.

Al contrario, fornire un servizio di mensa aziendale non è obbligatorio, cioè i datori di lavoro non sono vincolati a fornire alcuna prestazione di ristoro erogata dall’impresa stessa o anche da terzi. Ciò vale anche per i servizi sostitutivi di mensa. Soluzioni come l’indennità sostitutiva di mensa o i buoni pasto in busta paga sono, a meno che non sia specificato nel CCNL di riferimento, completamente volontari e il datore di lavoro non è obbligato a fornirli.

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Buoni pasto e indennità di mensa: quali sono le differenze?

Accennavamo a due delle soluzioni più comuni per quanto riguarda la sostituzione del servizio di mensa: i buoni pasto e l’indennità in busta paga. Ma quali sono le differenze tra i buoni pasto e l’indennità sostitutiva di mensa? Quale conviene di più per l’azienda? Scopriamolo.

Indennità sostitutiva di mensa: è una somma di denaro che viene erogata dall’azienda ai dipendenti e figura direttamente in busta paga. L’importo è regolarmente tassato ai fini fiscali e previdenziali in quanto riconosciuto come reddito da lavoro dipendente. Esiste un’eccezione stabilita dall’Agenzia delle Entrate che ha dichiarato che ad essere escluse dal calcolo del reddito imponibile ci sono tutte quelle somme erogate come servizio sostitutivo corrisposte agli addetti ai cantieri edili e ad altre strutture lavorative temporanee ubicate in zone isolate. In questo caso l’esenzione giornaliera è di 5,29€.

Buoni pasto aziendali: i ticket restaurant sono dei voucher dal valore prestabilito che vengono erogati ai dipendenti per l’acquisto di bevande, pasti pronti e generi alimentari. Questa prestazione non rientra nel calcolo del reddito da lavoro dipendente (entro 8€ per i buoni elettronici e digitali, entro 4€ per i buoni cartacei) e perciò non va inserita in busta paga e non è tassata ai fini fiscali o previdenziali.

Buoni pasto normativa, deducibilità e massimali di esenzione per aziende e dipendenti

Il buono pasto è dunque una soluzione estremamente più vantaggiosa per le aziende e per i dipendenti. Non solo perché è esentasse ma anche perché per le aziende i buoni pasto sono:

  • 100% deducibili;
  • IVA al 4%.
Ricordiamo che i buoni pasto possono anche essere utilizzati da liberi professionisti e ditte individuali. In questo caso la deducibilità resta al 100%, ma l’IVA è al 10%.

Dove e cosa si può acquistare con i buoni pasto

Dove e cosa si può acquistare con i buoni pasto

Quali prodotti si possono comprare con i ticket restaurant al supermercato o al bar?

Quando le aziende non hanno una mensa interna possono decidere si erogare un’indennità sostitutiva di mensa oppure i buoni pasto. Nonostante queste due misure abbiano lo stesso scopo, i buoni pasti sono esentasse e 100% deducibili al contrario dell’indennità in busta paga.

Per questi motivi sono la soluzione più conveniente per le aziende e tra i benefit più desiderati dai lavoratori dipendenti.

Ma cosa si può acquistare con un buono pasto? Dove sono accettati? Quanti se ne possono usare contemporaneamente? Queste sono solo alcune delle domande a cui risponderemo nei prossimi paragrafi. Continua a leggere per saperne di più.

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Buoni pasto: una panoramica

I buoni spesa sono dei titoli di acquisto che le aziende erogano ai propri dipendenti (o che i liberi professionisti e le ditte individuali prendono per se stessi). Possono essere cartacei, elettronici o digitali e possono essere utilizzati per pasti pronti o generi alimentari. I ticket pasti:

  • Sono incedibili: non possono essere regalati o venduti a terzi.
  • Sono cumulativi: possono essere utilizzati, nella stessa transazione, 8 buoni.
  • Non sono convertibili in denaro.
  • Non danno diritto al resto: se l’importo dei prodotti acquistati è minore del buono mensa stesso non si avrà il resto.
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Buoni pasto dove spenderli per fare la spesa

I buoni pasti possono essere utilizzati in tutti gli esercizi convenzionati in cui vengono somministrati generi alimentari tra cui: bar, ristoranti, tavole calde, mense, alimentari, ittiturismi, macellerie, agriturismi, rosticcerie, gastronomie, pasticcierie, chioschi, spacci alimentari, imprese agricole e molto altro.

Tuttavia, non tutti gli esercenti accetto i buoni pasto come titolo di pagamento. Ogni società che emette i propri buoni ha una rete di esercenti convenzionati specifica. Per controllare dove sono accettati i buoni pasto in proprio possesso è necessario chiedere direttamente alla società emettitrice oppure al negozio dove si vogliono spendere. Solitamente all’ingresso del locale sono presenti degli adesivi che indicano il tipo di buono pranzo accettato.

I ticket pranzo cartacei, essendo dei voucher, possono essere staccati dal carnet e presentati direttamente in cassa, mentre i buoni pasto elettronici, per essere validati, devono per forza essere passati in un POS unico specifico per ogni ticket fornito dalla stessa società emettitrice.

Spendere buoni pasto online

La spesa online e il food delivery sono delle pratiche sempre più diffuse tra le persone e per questo in tanti si chiedono se è possibile spendere i propri buoni pasto online.

Come per gli acquisti nei negozi fisici, ogni catena ed esercente ha la propria policy in materia di ticket buoni pasto. Tendenzialmente se il negozio è solo online allora permetterà il loro utilizzo, ma se il negozio ha anche punti vendita fisici allora probabilmente non li accetterà come metodo di pagamento.

Per quanto riguarda le app di food delivery come Just Eat, Deliveroo, Foodora o Glovo, bisogna precisare che solo Just Eat permette il pagamento con i ticket aziendali. Questo perché Just Eat è una piattaforma che si occupa solamente di mettere in contatto cliente e ristorante; il pagamento e la consegna sono a carico del ristorante stesso e perciò possono accettare i buoni come pagamento. Delivero, Glovo e Foodora invece sono veri e propri servizi di delivery e quindi non sono abilitati ad accettare i buoni mensa.

Buoni pasto cosa posso comprare

I buoni pasto, i voucher che le aziende erogano ai dipendenti come benefit, non sono la stessa cosa dei buoni spesa. Al contrario dei buoni spesa, che permettono di acquistare qualunque tipo di prodotto, i buoni pasto permettono l’acquisto solamente di generi alimentari, pasti pronti e bevande.

Prodotti acquistabili: pane, frutta, verdura, pasta, pesce, carne, legumi, bibite, uova, latticini, formaggi, snack, pasti congelati, pasti pronti, prodotti di gastronomia, acqua e altri generi alimentari.

Prodotti non acquistabili: bevande alcoliche, prodotti per la casa, utensili, detersivi, dolciumi e tutti ciò che non rientra nei generi alimentari.

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Buoni pasto normativa fiscale 2022

Come è cambiata la normativa fiscale per i ticket restaurant nel 2022? In breve, non è cambiata. I ticket restaurant, come gli altri anni, sono assimilabili ad un servizio sostitutivo di mensa. Al contrario dell’indennità di mensa però, i buoni pasto sono deducibili al fine delle imposte IRPEF, IRES e IRAP.

I massimali di esenzione sono rimasti gli stessi:

  • 4€ al giorno per lavoratore in caso di buoni cartacei;
  • 8€ al giorno per lavoratore in caso di buoni elettronici e digitali.
Anche per quanto riguarda le norme di deducibilità per aziende, liberi professionisti e ditte individuali è rimasto tutto uguale:

Buoni pasto o buoni spesa: qual è il benefit migliore?

Buoni pasto o buoni spesa: qual è il benefit migliore?

Quale benefit aziendale è il migliore per incentivare la forza lavoro

Negli ultimi anni si è notata una crescente attenzione verso politiche di welfare aziendale e sistemi di erogazione benefit aziendali. Sempre più datori di lavoro hanno realizzato che incentivare i dipendenti e premiarli significa aumentare la loro motivazione, la loro soddisfazione e in ultima analisi le loro prestazioni.

Esistono vari strumenti e modalità per raggiungere questi obiettivi tra cui i buoni pasto e i buoni spesa. Nei prossimi paragrafi vedremo quali sono le differenze tra questi benefit, la normativa fiscale di entrambi e tutti i vantaggi per imprese e dipendenti.

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Che cosa sono i buoni pasto e i buoni spesa per i dipendenti?

Buoni pasto e buoni spesa sono i due benefit più diffusi nelle aziende; la loro flessibilità e utilità nel migliorare il work-life balance li rendono anche i più desiderati dai dipendenti e dalle loro famiglie.

Tuttavia si tratta di due benefit diversi: se è vero che fanno entrambi parte di agevolazioni accessorie alla retribuzione, è anche vero che sono diversi sia dal punto di vista legislativo sia dal punto di vista fiscale.

Vediamo nel dettaglio cosa sono, come funzionano e la normativa fiscale di questi due benefit.

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Buoni pasto

I buoni pasto sono dei titoli di pagamento dal valore prestabilito che fungono da servizio sostitutivo di mensa. Le aziende li erogano ai propri dipendenti per acquistare pasti pronti, bevande (tranne l’aclool) e generi alimentari in tutti i negozi convenzionati con la marca del buono erogato. Tendenzialmente sono accettati da ristoranti, bar, supermercati, tavole calde e altri esercenti che somministrano cibo e bevande.

Buoni pasto a chi spettano: i buoni pasti sono erogabili a lavoratori con contratto indeterminato, determinato, full time o part time ed anche a collaboratori. Alcune eccezioni e normative particolari riguardano stagisti e apprendisti, soci, lavoratori in congedo parentale, maternità o paternità e lavoratori in smart working.

I dipendenti che li usano devono ricordare che i buoni hanno una scadenza (cosa fare in caso di buoni pasto scaduti? Clicca qui), che non sono cedibili, commercializzabili o convertibili in denaro, e che si possono utilizzare solo fino a 8 per transazione.
Al contrario dell’indennità in busta paga, i buoni pasto godono di una tassazione di favore e sono considerati flexible benefit, cioè un’integrazione alla retribuzione. Le normative che regolano tali benefit sono:

  • Decreto n°122 del 7 giugno 17;
  • Articolo 51 del TUIR;
  • CCNL di riferimento;
  • Accordi sindacali e aziendali.

I buoni pasto sono quindi, secondo normativa vigente, sono esenti da oneri fiscali e previdenziali entro i seguenti massimali:

  • 4,00€ al giorno per dipendente in caso di buoni cartacei;
  • 8,00€ al giorno per dipendente in caso di buoni elettronici o digitali.

Inoltre i ticket restaurant sono 100% deducibili per aziende con l’IVA agevolata al 4%, mentre per liberi professionisti e ditte individuali l’IVA è al 10% ed è prevista la deducibilità delle spese fino al 75% per un importo non superiore al 2% del proprio fatturato nel periodo d’imposta.

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Buoni spesa

I buoni spesa, altrimenti chiamati buoni regalo, buoni acquisto o anche buoni shopping, sono dei titoli di acquisto di importo variabile con cui i dipendenti possono acquistare beni e servizi di varia natura presso gli esercenti convenzionati con il fornitore che eroga i buoni.

Questo benefit rientra, al contrario dei buoni pasto, nei fringe benefit ed è dunque propriamente welfare aziendale. Ricordiamo però che i buoni spesa non devono essere per forza erogati all’interno di un piano welfare strutturato ma possono anche essere erogati come premio di risultato una tantum.

Rispetto ai buoni pasto, i buoni spesa sono soggetti a meno restrizioni in materia di spendibilità. In questo caso ciò che può essere acquistato non si limita ai generi alimentari, ma si estende anche a prodotti per la casa, per la cura della persona, vestiti, giochi per bambini ecc…

Come dicevamo, i buoni shopping rientrano nella categoria dei fringe benefit e non dei flexible benefit (clicca qui per scoprire la differenza) e dunque hanno una normativa fiscale diversa dai buoni pasto. Vediamola nel dettaglio.

I fringe benefit sono agevolazioni soggette ad una deducibilità limitata. Secondo l’articolo 51, comma 3 del TUIR prevede che i fringe benefit siano deducibili fino a 258,23€ all’anno per dipendente. Il limite di esenzione era stato raddoppiato a 516,46€ nel 2020 e riconfermato nel 2021, ma nel 2022 è stato fatto tornare al suo valore standard. Ricordiamo che la cifra massima di esenzione si riferisce al totale dei fringe benefit erogati e non solo ai buoni shopping o buoni spesa.

Perché premiare i dipendenti con i benefit aziendali

Implementare in azienda un piano di welfare aziendale o erogare i buoni pasto ha molti vantaggi per i dipendenti quanti per l’impresa. Molti studi affermano che motivare la propria forza lavoro con dei benefit si ripercuote positivamente su tutto il business. Alcuni dei benefici riscontrabili sono:

  • Aumento della produttività e miglioramento delle performance dei dipendenti;
  • Miglioramento dell’immagine aziendale;
  • Ridurre il cuneo fiscale e aumento del potere d’acquisto dei lavoratori;
  • Accontentare tutte le categorie dai più giovani ai senior.
  • Risparmio sulle tasse;
  • Facilità di acquisto e di erogazione.

Quanti buoni pasto si possono cumulare per pagare la spesa?

Quanti buoni pasto si possono cumulare per pagare la spesa?

I buoni pasto sono cumulabili ma quanti se ne possono usare contemporaneamente?

I buoni pasto sono dei ticket che fungono da servizio sostitutivo di mensa. La loro erogazione da parte dell’azienda non è obbligatoria ma molte realtà scelgono di corrisponderlo volontariamente come benefit.

Esistono varie tipologie di buoni (buoni cartacei, buoni elettronici e buoni digitali) che un’azienda può scegliere ed erogare ai propri dipendenti per acquistare pasti pronti o per fare la spesa.

Chi li usa può cumulare i buoni pasto per raggiungere la cifra necessaria per pagare i generi alimentari o i servizi di ristoro. Non ci sono norme che vietano l’utilizzo di più buoni in contemporanea, ma ci sono dei limiti. La legge infatti prevede un massimo di 8 buoni pasto utilizzabili nello stesso momento.

Nei prossimi paragrafi vedremo meglio la normativa che regola la cumulabilità dei buoni pasto e i massimali di esenzione.

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Buoni pasto come funzionano?

Il buono pasto è un ticket che permette ai lavoratori di acquistare generi alimentari. Tale benefit aziendale ha il fine di conciliare il tempo lavorato con il tempo speso per la preparazione e per la consumazione dei pasti principali. Infatti, il ticket restaurant è a tutti gli effetti un servizio sostitutivo di mensa che ha, sia per aziende che per dipendenti, innumerevoli vantaggi fiscali

Il ticket pasto è nominale, non cedibile a terzi e utilizzabile solo entro la data di scadenza. Esiste la possibilità di recuperare i buoni pasto scaduti ma ciò richiede una procedura specifica. Leggi qui per scoprire di più sui buoni pasto in scadenza.

I buoni si possono accumulare?

I buoni pasti sono accumulabili, nel senso che si possono mettere da parte più buoni. Non c’è un limite a voucher si possono accumulare, basta utilizzarli prima della scadenza.

Un altro discorso è la cumulazione dei ticket pasti, cioè il poter utilizzare più ticket nello stesso momento. Nonostante ciò si possa fare, esiste un limite alla cumulabilità dei buoni. Vediamo la normativa buoni pasto nel prossimo paragrafo.

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Ticket elettronici cumulabili: quanti ticket si possono utilizzare in una volta sola?

Prima del 2017 i ticket buoni pasto non erano cumulabili e si poteva utilizzare un solo ticket pranzo per transazione. In caso ci fosse stata un’eccedenza, il dipendente avrebbe dovuto integrare con il proprio denaro.

Con l’uscita del decreto ministeriale 7 giugno 2017 n. 122 (lettera d del comma 1 dell’articolo 4), è stata abilitata la cumulabilità dei buoni pasto fino al massimo di 8 per transazione. Come si legge nel decreto 112/17: “il buono pasto non è cedibile, né cumulabile oltre il limite di 8 buoni, né commercializzabile o convertibile in denaro, può essere utilizzato solo se datato e sottoscritto dal titolare”.

La normativa sull’utilizzo di più buoni contemporaneamente e il relativo trattamento fiscale sono stati chiariti successivamente dall’Agenzia delle Entrate nel 2019.

Il divieto di cumulo oltre gli 8 buoni non incide sulla defiscalizzazione e sulla deducibilità dei ticket. I massimali di esenzione riguardano solo l’erogazione dei ticket da parte dell’azienda ai lavoratori.

A prescindere dal numero di buoni utilizzati in una sola transazione, questi saranno deducibili come stabilito dall’articolo 51 del TUIR. Il datore di lavoro non si deve occupare del numero di buoni che un dipendente presenta in cassa. Sarà l’esercente che vigilerà sul corretto uso dei buoni pasto. Clicca qui per scoprire pro e contro per gli esercenti convenzionati.

Il datore di lavoro deve però verificare il valore buoni pasto nominale che eroga, in quanto erogare un valore nominale superiore ai limiti di esenzione previsti significa dover pagare le tasse sull’eccesso. Ma quali sono i massimali di esenzione del buono pranzo? Vediamolo nel prossimo paragrafo.
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Normativa buoni pasto: limiti di esenzione

Il buono pasto è un benefit aziendale e perciò gode di una normativa fiscale di favore. Fiscalmente parlando, il dipendente o il collaboratore che riceve i buoni pasto non è soggetto a tassazione Irpef o a contribuzione Insp.

L’azienda inoltre può dedurre l’intero costo ai fini Irap, Ires e Irpef e di detrarre al 100% l’IVA. Tutto ciò perché il valore dei buoni pasti, quando rispetta determinati limiti, non è considerabile reddito da lavoro dipendente.

Ma quali sono i limiti di esenzione entro cui i buoni sono defiscalizzabili e non soggetti a tassazione? Ciò dipendente dalla tipologia di buono erogato. Vediamole tutte nel dettaglio:

  • Buono Pasto Cartaceo: il buono pasto in versione cartacea si presenta come un biglietto all’interno di un carnet. Per pagare basta presentarlo agli esercenti al posto dei contanti o della carta di credito. Tale versione è soggetta a sgravi fiscali entro 4€ al giorno per dipendente.
  • Buono Pasto Elettronico: in questo caso il dipendente riceverà una scheda simile ad un bancomat che utilizzerà per pagare all’esercente convenzionato. Tale versione è soggetta a sgravi fiscali entro 8€ al giorno per dipendente.
  • Buono Pasto Digitale: la versione full digital si presenta con un’app dove l’azienda carica l’importo dovuto e da cui il dipendente può pagare. Tale versione è assimilata a quella elettronica è quindi è soggetta a sgravi fiscali entro 8€ al giorno per dipendente.