Buoni pasto, food delivery e flessibilità: ecco i trend della pausa pranzo in smart working

La modalità di lavoro da remoto, o smart working, si è diffusa per necessità ma, ad oggi, sono in molti quelli che non vorrebbero rinunciarvi anche dopo la fine dello stato di emergenza. I vantaggi per lavoratori e aziende sono molti: maggiore flessibilità, migliore work-life balance, meno tempo e denaro spesi nel tragitto casa-lavoro e migliori performance. Nonostante ci siano anche dei lati negativi, come le minori occasioni di socializzazione con i colleghi, la maggior parte dei lavoratori vorrebbe continuare, almeno per qualche giorno a settimana, a lavorare da casa.

Ma in questo contesto come si inserisce la tradizionale pausa pranzo? Anche i momenti di pausa infatti sono radicalmente cambiati e le persone hanno acquisito nuove abitudini e nuove tendenze. In questo articolo vedremo il ruolo dei buoni pasto, se questi possono essere corrisposti ai lavoratori in smartworking, e la nuova frontiera della pausa pranzo: il food delivery.

 

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Fine stato di emergenza e smart working: cosa cambia

La fine dello stato di emergenza legato al Covid-19 non comporterà un massivo rientro dei lavoratori negli uffici. Una modalità di lavoro obbligatoria è presto diventata un benefit irrinunciabile per molti. Anche molti direttori del personale la pensano così: secondo l’Aidp, infatti, ben il 68% di questi manager vorrebbe continuare ad utilizzare questa forma di lavoro anche dopo la fine dell’emergenza sanitaria.

Nonostante in Italia quando si parla di smart working non si intenda il lavoro agile ma il lavoro da casa, sono il risparmio sui costi di trasporto, la maggiore flessibilità e la responsabilizzazione individuale che hanno resto questa modalità di lavoro così popolare.

Per tali motivi anche il Governo si è mobilitato per rendere la normativa che regola lo smart working più snella e chiara. Il 16 Marzo, infatti, è stato approvato un disegno di legge che sostituirebbe la legge attuale approvata del 2017. Per entrare effettivamente in vigore, la nuova legge, deve ricevere il via libera del Parlamento (prevista per Maggio 2022), ma sostanzialmente le novità sono le seguenti:

  • Obbligo di un accordo individuale e conferma del ruolo della contrattazione collettiva;
  • Definizione di smart working solo se supera il 30% del tempo lavorato;
  • Assimilazione tra smart working e lavoro in ufficio;
  • Diritto alla disconnessione;
  • Incentivi per le imprese che offrono la possibilità di fare smartworking.

Come è cambiata la pausa pranzo dei lavoratori da remoto

Il lavoro agile però ha anche degli svantaggi (per saperne di più clicca qui). Tra i più impattanti troviamo l’isolamento dei lavoratori e la mancanza di separazione da ambiente domestico e lavorativo. In questo contesto si inserisce pienamente il momento della pausa pranzo. Come è cambiata e come cambierà questo momento per tutti quei lavoratori che svolgono le loro mansioni da casa?

Digitalizzazione, innovazione e flessibilità sono i capi saldi della transizione verso un nuovo modo di mangiare durante l’orario lavorativo. Ciò nonostante, la tradizione e l’italianità non possono mancare nei piatti degli italiani come afferma la ricerca di Praxidia.

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Smart working e buoni pasto: quando spettano?

Per tutti coloro che si sono trovati costretti a lavorare in smart working o che lo hanno scelto è sorta la questione dei benefit aziendali. Questi benefit possono essere corrisposti comunque ai lavoratori a casa? Come funziona con smart working e buoni pasto?

Le disposizioni sono chiare: il trattamento economico e normativo del lavoro da casa deve essere uguale a quello corrisposto per il lavoro in ufficio. Anche l’Associazione Nazionale Società Emettitrice Buoni Pasto (ANSEB) ha rimarcato che non sussiste alcuna motivazione per cui i buoni pasto non dovrebbero essere corrisposti ai dipendenti che lavorano da casa. A meno che non ci siano vincoli aziendali che ne escludano la distribuzione, il buono pasto è un benefit che va riconosciuto anche ai lavoratori agili.

Dunque, per chi aveva già prima della diffusione dello smartworking i buoni pasto continuerà a riceverli, mentre chi non li riceveva non ne avrà diritto durante il lavoro agile. Per saperne di più clicca qui.

Ma continuare a garantire ai collaboratori impiegati da casa i buoni pasto non è solo adeguamento alla normativa, ma anche una prerogativa delle aziende che mettono al primo posto il benessere dei propri lavoratori, la loro motivazione e le loro performace.

Quale è la tipologia migliore di buono pasto per chi lavora da casa?

Il tradizionale buono cartaceo è un evergreen, ma ad oggi esistono delle alternative fiscalmente più vantaggiose e decisamente più comode per i collaboratori in smartworking: il buono pasto elettronico e il buono pasto digitale. Vediamo perché.

Prima di tutto i buoni pasto elettronici e i buoni pasto digitali sono deducibili per le aziende, secondo la Legge di Bilancio 2020, entro 8€, mentre il buono pasto cartaceo è deducibile entro 4€. Oltre a ciò, è il buono pasto digitale che permette la maggiore flessibilità di utilizzo in quanto non bisogna distribuire ai dipendenti né un blocchetto con i voucher né una tessera con chip. Attraverso un portale dedicato, il buono pasto digitale è il più semplice da utilizzare e da monitorare per i dipendenti.

Food Delivery e Spesa Online: come acquistare con i buoni pasto

Per i lavoratori in smart working può essere complesso gestire la pausa pranzo in casa. Il tempo a disposizione è poco e la tentazione di acquistare pasti pronti sulle principali app di food delivery come Just Eat, Deliveroo o Glovo sono molte.

Ora, se un collaboratore non ha i buoni pasto può farlo tranquillamente come se fosse sul posto di lavoro, ma una persona con i buoni pasto può acquistare online? La risposta purtroppo è nì: solamente Just Eat lo permette. Le altre app di food delivery non permettono l’utilizzo dei buoni pasto come mezzo di pagamento. Anche per quanto riguarda la spesa online ci sono ancora dei limiti. Scopri di più in questo articolo.
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